giovedì 8 novembre 2012 ore 17:30
Presentazione del volume “Il Bagaglio del Marinaio”
a cura di Esmeralda Remotti in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Giovedì 8 novembre dalle ore 17:30 alle ore 18:30 - Sala Bianchi
La pubblicazione dei dati inerenti la cassetta lignea rinvenuta negli scavi di Pisa – S. Rossore ed il suo contenuto, ha offerto l’occasione per inaugurare la collana “Museo delle Navi”, con la quale si intende procedere all’edizione completa dei contesti relativi alle Navi di Pisa, nonché dare spazio a quegli elaborati che riguarderanno gli ambiti di studio oggetto ed interesse del Museo delle Navi Romane di Pisa.
La collana si ripromette dunque di editare, nel modo più sistematico possibile, l’enorme mole di dati, stratigrafici, di cultura materiale ed, in ultima analisi, di sintesi storica, che un giacimento particolare come quello di San Rossore è riuscito a trasmetterci, in quasi quattordici anni di scavi e ricerche.
Il caso dello scavo del “bagaglio del marinaio” è sembrato emblematico nel rappresentare come, da informazioni estremamente microanalitiche , riguardanti un solo oggetto di vita quotidiana, si potessero ricavare considerazioni così ampie sulle abitudini di vita e sulla cultura di chi è vissuto circa 1700 anno orsono. Lo scavo di questo contesto ha inoltre contribuito, come una piccola tessera in un ben più ampio mosaico, a fornire informazioni importanti per l’interpretazione generale del deposito pisano e per lo studio del commercio fluviale di piena età imperiale.
La lettura del record archeologico ha infatti permesso di ricostruire con notevole precisione un tratto percorso dal fiume Auser nella prima metà del III secolo. In tale punto è affondata, adagiandosi sulla sponda meridionale, la nave oneraria denominata “Nave A”, all’interno della quale si è conservato il “bagaglio del marinaio”. Questo dato risulta di grande importanza per l’interpretazione generale di tutto il deposito Pisano e, in particolare, della zona nordorientale del sito, dove in uno spazio ristretto e poco più di due metri di spessore del deposito, sono andate ad aggrovigliarsi le imbarcazioni A, D ed I, per uno sviluppo cronologico dal III al VII secolo d.C.
La possibilità di datare con grande precisione l’affondamento della Nave A, grazie ai materiali del carico ma, soprattutto, alle monete rinvenute all’interno della cassetta lignea, ha infatti posto un caposaldo cronologico nella complessa sequenza stratigrafica.
Dunque la cassetta lignea rappresenta, innanzitutto, un contesto chiuso, ancora in situ, all’interno di un palinsesto estremamente fluido quale quello che ha visto la formazione di molte sponde fluviali, ed il sopraggiungere di altrettante imponenti alluvioni, che hanno modellato e rimodellato il paesaggio pisano nel corso di molti secoli.
Ma, come si vedrà nei contributi contenuti nel volume, questo manufatto rappresenta anche molte altre cose.
Innanzi tutto apre uno spaccato sulla tecnologia antica, permettendoci di esplorare lo sviluppo delle tecniche di carpenteria mobiliare, come queste si siano in parte evolute nella piena età imperiale e quanto, invece, abbiano mutuato dalle raffinate esperienze raggiunte nello stesso campo in età ellenistica. La scelta delle specie legnose con cui è stata prodotta la cassetta conferma della grande capacità del mondo romano di attingere ad una ampia varietà di essenze non necessariamente di reperimento locale; al contempo, la foggia del manufatto parla della antica tradizione cui le forme prodotte ancora nel III secolo si ispiravano, mantenendo perfino dettagli come la bicromia delle superfici, che sicuramente hanno poco a che vedere con la funzionalità e molto con l’evoluzione della moda e del gusto.
Gli oggetti conservati all’interno costituiscono poi un insieme estremamente ricco di spunti investigativi.
E’ molto probabile dunque che il bagaglio potesse appartenere ad uno dei marinai addetti all’imbarcazione o ad un passeggero di non alto rango, occasionalmente ospitato sullo scafo.
Tuttavia, oltre a rappresentare una sede idonea per l’analisi scientifica e storica di questo contesto, questo primo volume della Collana Museo delle Navi vuole costituire un modo nuovo, e speriamo fruttuoso, di rendere partecipe il pubblico, non solo necessariamente specialistico, dei dati archeologici e documentali che una scoperta di questo tipo rappresenta.
Questa necessità, come più volte sostenuto in molteplici interventi qui proposti, nasce già a monte, dalla volontà di impiegare forme innovative e molto funzionali di documentazione in sede di analisi dei dati e di progettazione degli interventi. Tali tecnologie, come sarà apparso evidente sfogliando questo volume, hanno accompagnato tutte le fasi della ricerca, dallo scavo, al restauro, all’analisi funzionale e storica, alla realizzazione di una mostra corredata di strumenti didattici sia virtuali che materici.
Il passo fondamentale che si intende compiere con questa pubblicazione e di fornire gli stessi strumenti analitici, in forme sia semplificate che pienamente funzionali, non solo agli Autori, ma anche ai Fruitori dell’opera, sperando di rappresentare un trend qualitativo in fatto di documentazione archeologica sempre più diffuso, in grado di mettere concretamente, e sempre meglio, in comunicazione i diversi studiosi e, più in generale, tutti coloro che sono interessati a questo tipo di ricerche.
Relatori: Isabella Lapi, Andrea Pessina, Andrea Camilli
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