ITALIANO I ENGLISH
 
 
    sponsor
 
 
 
 
 
 
Homepage   I   Il Salone  I  Partner  I  Espositori  I  Visitatori  I  News ed Eventi  I  Info
 
 
News I Eventi I Galleria Fotografica I Rassegna Stampa
 
 
News ed Eventi I Eventi
Ricerca Eventi
per data 00/00/0000
Ricerca Eventi
nel testo

venerdì 12 novembre 2010 ore 11:30
Il Piano di emergenza per il salvataggio delle collezioni della Biblioteca Nazionale centrale di Firenze

Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze in collaborazione con il Salone dell'Arte e del Restauro di Firenze
Venerdì 12 novembre dalle ore 11,30 alle ore 13,30, Sala Giuseppe Rosi

L’attività del Laboratorio di restauro della Biblioteca nazionale centrale di Firenze dall’alluvione al Piano di emergenza per le collezioni
Costruita in prossimità dell’Arno, la Biblioteca nazionale venne colpita dall’alluvione del 4 novembre 1966 che sommerse quasi un milione di unità bibliografiche: giornali, tesi di dottorato, riviste, opere moderne ma, soprattutto: cataloghi e inventari, per sei milioni di schede. Il grave danno colpì circa centomila volumi appartenenti alle raccolte storiche della Biblioteca: i grandi formati Palatini e Magliabechiani ed il prezioso fondo delle miscellanee. La portata straordinaria della catastrofe richiamò a Firenze esperti e aiuti economici un po’ da tutti i paesi: America, Inghilterra, Germania, Austria, Australia, Cecoslovacchia e altri ancora. I grandi numeri imposero da subito la creazione di un Laboratorio le cui dimensioni fossero in grado di affrontare i problemi che si abbatterono sulla Biblioteca, mettendone addirittura in forse la sopravvivenza come massimo istituto bibliografico italiano. L’ intuizione e l’intelligenza dell’allora direttore, Emanuele Casamassima, gli aiuti internazionali e le centinaia di giovani volontari –i famosi angeli del fango- permisero di costituire ed organizzare un Centro del restauro del libro che, almeno per un periodo, fu il più grande del mondo. Nel giro di poche settimane dopo l’alluvione, vennero estratte dal fango tonnellate di volumi che furono portati in luoghi sicuri, asciugati e sommariamente puliti. Il Laboratorio di restauro cominciò la sua attività prima alla Centrale termica della stazione ferroviaria poi all’interno della Biblioteca, precariamente sistemato nei sottosuoli e, in un secondo tempo, nell’ala nuova. Nel marzo 1997, è stato trasferito nell’ex Convento di S. Ambrogio, opportunamente restaurato dopo l’acquisto da parte del Ministero per i beni e le attività culturali.
Al suo costituirsi, il Laboratorio fu organizzato come una grande catena di montaggio (collazione, scucitura, operazioni umide, rattoppo, cucitura, legatura), un sistema necessariamente “industriale”, unica possibilità , dati i grandi numeri, per poter affrontare il restauro dei libri alluvionati; ma con un impianto anche innovativo: ogni volume infatti, era accompagnato da una scheda che, insieme ai danni, descriveva la struttura originale presa come punto di partenza per la scelta della nuova veste. Una veste mondata di ogni orpello stilistico e rispondente a canoni rigidamente funzionali, quindi imponendo un mutamento radicale nel modo di intendere il restauro librario, fino a quel momento impegnato nella ricostruzione pseudo-filologica del singolo pezzo.
Grazie” al sistema messo a punto, che prevedeva l’iniziale separazione delle coperte dal corpo del libro, si è formato quasi “involontariamente” un imponente archivio delle legature non riutilizzate sui libri restaurati (piatti, dorsi ma anche solo fili di cucitura o capitelli se erano questi gli unici elementi superstiti), poi incrementato anche con coperte appartenenti a volumi non alluvionati, restaurati. Legato alla memoria di quest’ultima, è in funzione presso il Laboratorio anche un impianto per la liofilizzazione, in grado di congelare una notevole quantità di materiale bagnato in seguito ad emergenze che dovessero verificarsi sia in Biblioteca che sul territorio.Il personale, invece, in un primo tempo associato in cooperativa e passato successivamente nel ruolo statale, è diminuito progressivamente ed è ora costretto a ridurre il numero degli interventi diretti sui volumi per riservarsi la progettazione e il controllo del lavoro eseguito nei laboratori privati, cui la biblioteca è dovuta ricorrere. Una funzione particolarmente importante è la formazione di futuri restauratori, attuata accogliendo i giovani per periodi di volontariato e stage. Con gli anni, il restauro a ciclo completo condotto per lungo tempo, esclusivamente sui volumi alluvionati, si è indirizzato verso interventi sempre meno invasivi e più attenti alla prevenzione: restauri senza smontaggio e corsi per il personale della biblioteca, sulla manipolazione dei libri e sul loro stoccaggio nei depositi,, fino ad arrivare al momento preventivo per eccellenza ovvero la scrittura del Piano di emergenza per il salvataggio delle collezioni della Biblioteca. Redigerlo ha comportato un massiccio lavoro per spiegare dettagliatamente come affrontare, nel modo più opportuno, i quattro momenti in cui comunemente si suddivide una emergenza: prevenzione, reazione, risposta, recupero, informando sui comportamenti idonei da tenere a seconda anche della entità dell’emergenza stessa: piccola, media, grande, catastrofe. Si illustra, dunque, con l’ausilio di una presentazione in Power Point, la struttura di tale Piano di emergenza, ponendo l’accento su come state risolte le questioni sorte durante la sua scrittura: la scelta del modello, i criteri per stabilire le priorità di salvataggio, i tempi di evacuazione del materiale, la composizione delle squadre di soccorso, le azioni del dopo emergenza.

Relatori: Gisella Guasti, Alessandro Sidoti

sito web

mostra tutti gli eventi
 
 
 
 
credits admin © copyright