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giovedì 29 ottobre 2009 ore 11:30
Mostra: Cento Anni di Restauro a Firenze

In collaborazione con l'Ufficio delle Belle Arti, sarà possibile visitare nello spazio fiera la Mostra "Cento Anni di Restauro a Firenze", concessa dal Comune di Firenze e realizzata in occasione del centenario della fondazione dell’Ufficio Belle Arti e Antichità.
Spazio fiera, giovedì 29 ottobre 2009, venerdì 30 ottobre, sabato 31 ottobre
Mostra

Comune di Firenze
DIREZIONE CULTURA - UFFICIO BELLE ARTI E FABBRICA DI PALAZZO VECCHIO
L‘Istituzione dell’Ufficio e il Regolamento costitutivo
L’Ufficio Belle Arti e Antichità del Comune di Firenze fu istituito il 26 dicembre 1907 dall’amministrazione popolare guidata dal sindaco Francesco Sangiorgi, durante un’adunanza consiliare in cui fu approvato all’unanimità il Regolamento costitutivo che ne fissava le attribuzioni e le responsabilità.
Al nuovo ufficio, retto dal sindaco con l’assistenza di una commissione consultiva di dodici membri scelti tra artisti, cultori d’arte, di storia e di archeologia, fu affidata la tutela dell’immenso patrimonio artistico, storico ed architettonico di proprietà o di competenza comunale. Un compito che fino a quel momento era stato affidato all’ Ufficio Lavori Pubblici. Con l’istituzione dell’Ufficio Belle Arti e Antichità e con l’approvazione del Regolamento, il sindaco, che nel suo discorso di insediamento, si era dichiarato primo “ difensore devoto ed innamorato ” dell’arte antica, aveva aperto la strada ad una lunga stagione di restauri e di azioni rivolte alla difesa del patrimonio culturale fiorentino. Un ufficio cioè, in grado di assicurare un’unità di indirizzo per tutelare i tesori artistici comunali, primi fra tutti le sette chiese monumentali e Palazzo Vecchio.
Accanto all’opera di manutenzione, restauro, custodia e gestione degli edifici, dei monumenti all’aperto e dei beni artistici, storici e archeologici di proprietà o competenza comunale si associava anche l’opera di controllo sul patrimonio appartenente ai privati. Quest’ultimo punto il sindaco lo aveva volutamente fatto inserire nel regolamento per marcare l’ importanza di estendere quanto più possibile l’opera di salvaguardia dei tesori artistici fiorentini, molti dei quali nei decenni precedenti, erano stati letteralmente trafugati dai patrimoni privati. L’organico che avrebbe dovuto assumere e svolgere i compiti affidati alla nuova struttura municipale era ridotto al minimo indispensabile: un segretario, affiancato da un architetto e da un commesso, scelti fra il p e r s o n a l e dell’ufficio tecnico.
La direzione era invece affidata al Sindaco. La scelta di assumersi la r e s p o n s a b i l i t à della direzione in prima persona era stata fortemente voluta dal Sangiorgi, proprio per attestare che a Firenze “la custodia e la tutela dell’arte sia e debba essere la cosa più cara di cui il Municipio può e deve occuparsi ”. In sintesi le funzioni deliberative e consultive del nuovo organismo municipale furono attribuite al sindaco, assistito dalla commissione, con l’ausilio di un impiegato addetto, nella persona del segretario.
La funzione esecutiva era invece demandata a due tecnici, ovvero l’architetto e il commesso, che restavano sotto la direzione del capo dell’ufficio tecnico comunale e che avevano il compito di stendere le perizie, eseguire i rilievi e dirigere i lavori. Il ruolo dell’architetto era considerato cruciale. Il Sangiorgi durante la discussione del regolamento aveva sottolineato infatti quanto l’opera di un professionista, che in futuro avrebbe addirittura potuto assumere la direzione dell’ufficio, fosse reputata indispensabile. Al servizio dell’ufficio furono assegnati anche un capomastro ed operai scelti “fra i migliori e fra i più pratici nei restauri, nelle riparazioni e in genere nei lavori per opere, monumenti e costruzioni antiche o artistiche”.
La Commissione Consultiva di Belle Arti ed Antichità Il primo atto del nuovo organismo municipale riguardò l’elezione della commissione consultiva: come da regolamento infatti, il 26 febbraio 1908, la giunta comunale nominò i dodici membri che avrebbero dovuto aiutare e consigliare il sindaco in merito alla futura attività dell’ufficio. Alcune delle più importanti personalità dell’ambiente storico artistico fiorentino e nazionale furono così arruolate al servizio dell’arte e assegnate alle sezioni che più corrispondevano alle loro competenze. Il celebre storico dell’arte Bernhard Berenson, insieme ad Ugo Ojetti, andò a formare le due sezioni di scultura e pittura. Adolfo Orvieto e il principe Tommaso Corsini furono assegnati invece alle sezioni di Architettura, Storia e archeologia. A ricoprire l’incarico di segretario della commissione consultiva, fu chiamato un giovane funzionario del comune, Alfredo Lensi. I Tecnici dell’Ufficio Alfredo Lensi, il primo capo dell’ufficio, aveva alle spalle studi di architettura e aveva già svolto mansioni in materia storica artistica per l’amministrazione fiorentina. Divenne in breve tempo l’anima portante della struttura. Nel 1912 gli addetti all’ufficio erano sette: oltre al Lensi e al commesso Raffaello Bacci vi si trovavano infatti l’architetto straordinario, Ezio Zalaffi, l’aiutante tecnico Eugenio Gasperi Campani, l’assistente straordinario Gino Del Conte, l’aiuto commesso Ruggero Sacchi, il sorvegliante ai lavori Emilio Mannucci e l’usciere Giulio Pantraccoli. L’architetto Zalaffi, che diverrà nei decenni successivi una delle figure più importanti dell’ufficio, venne assunto in servizio provvisorio con l’incarico di “accudire agli studi per il consolidamento della chiesa di Santo Spirito, ai rilievi delle chiese comunali”. Zalaffi fu riconfermato di volta in volta per garantire la presenza di un tecnico capace di eseguire rilievi e dirigere i lavori, fino alla sua definitiva assunzione, avvenuta all’inizio del 1915, quando fu istituito nel ruolo del personale un posto di ispettore tecnico presso l’ufficio. Le competenze Con deliberazione del 10 novembre 1913, la Giunta comunale guidata dal sindaco Corsini stabilì l’elenco dei fabbricati e manufatti la cui conservazione era affidata all’ Ufficio Belle Arti. Si tratta di un documento fondamentale: per la prima volta viene messo nero su bianco cio che doveva essere tutelato dall‘ufficio, ed è la prima volta che hai nostri occhi si delinea chiaramente l’imponenente massa dei beni immobili di interesse storico artistico di competenza comunale. All’Ufficio Belle Arti e Antichità erano dati in consegna molti fra i più importanti monumenti cittadini. Tra le chiese cedute dal demanio spiccavano Santa Maria Novella, Santo Spirito, la Santissima Annunziata e il Carmine; tra gli edifici civili campeggiava Palazzo Vecchio e ad esso si affiancavano molti importanti palazzi dell’antica Firenze, fra cui il Palazzo di Parte Guelfa e il Palazzo Corsini in via Maggio. A questi si aggiungevano le antiche mura della terza cerchia, con le porte e il forte di San Miniato al Monte. Nell’elenco veniva inoltre affidato all’ufficio la sorveglianza sul Parco delle Cascine. Successivamente, con l’approvazione del Regolamento edilizio, deliberato dal consiglio comunale il 16 luglio 1914, furono attribuiti nuovi compiti alla commissione artistica legata all’ufficio: nelle norme del provvedimento veniva infatti assegnato all’organo consultivo l’obbligo di dare parere anche “sui progetti di nuovi monumenti e sulle apposizioni di lapidi, ricordi ecc. esposti al pubblico ed in genere su tutto quanto si riferisce al mantenimento del carattere della città ”. Tra la fine del 1916 e l’inizio del 1917 la riforma dell’ufficio tecnico comunale, dette finalmente il via al disegno di riorganizzazione atteso da tempo. La necessità di fare chiarezza sulle disposizioni che si erano via via succedute nel corso degli anni, mettendole in armonia con il Regolamento Edilizio, con la legge sulle Antichità e Belle Arti del 1909 e relativa modifica del 1912, portò dapprima, per mezzo di una delibera della giunta comunale del 17 aprile 1917 , ad aggregare all’Ufficio Belle Arti il servizio dei Giardini e Passeggi, dando vita ad una nuova denominazione per la struttura, quella cioè di Ufficio Belle Arti e Servizi Annessi. Il Regolamento del 1918 Con deliberazione del 27 settembre 1918, il consiglio comunale approvò infine il nuovo regolamento per l’Ufficio Belle Arti e Servizi Annessi, che inglobava al suo interno tutte le variazioni di attribuzioni e competenze verificatesi nel decennio precedente, e modificava anche le norme che regolavano la formazione e composizione del personale. Rispetto al 1907 l’Ufficio acquisiva un ruolo ben definito all’interno dell’amministrazione comunale. Ai compiti di conservazione e manutenzione dei monumenti e dei beni immobili di proprietà comunale o comunque dipendenti dal Comune di interesse storico o artistico, venivano aggiunti quelli di “conservazione, costruzione ed amministrazione dei parchi e dei giardini pubblici ” e “di vigilanza per la parte artistica sui cimiteri comunali ”. Accanto all’opera di tutela del carattere della città e al compito di tenere aggiornati i cataloghi delle cose d’arte, si sommava la gestione e l’ amministrazione dei beni immobili non addetti ai servizi pubblici di proprietà comunale, dei fondi e legati dati al Comune per il mantenimento di edifici di carattere artistico o sacro e del fondo annuale dovuto al Comune dallo stato per il mantenimento e ufficiatura delle chiese monumentali.

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