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venerdì 9 novembre 2012 ore 10:00
La conservazione preventiva dell’Arte Contemporanea

Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali – (Scibec-Instm)
Venerdì 9 novembre dalle ore 10:00 alle ore 13:30 - Sala Boito

Convegno sulla conservazione dell’arte contemporanea, in cui interverranno esperti nel campo della conservazione e della scienza applicata alla conservazione.
Il workshop sarà focalizzato soprattutto sui risultati e prospettive del progetto PAR-FAS COPAC "Conservazione preventiva dell'arte contemporanea" finanziato dalla Regione Toscana.
Gli interventi descriveranno campagne diagnostiche ed interventi di conservazione su opere di arte contemporanea di artisti quali Keith Haring, Anselm Kiefer, Claudio Parmigianni. Pino Gallizio, e di problematiche legislative legate alle opere stesse.

Coordinatore: Maria Perla Colombini, Mauro Matteini
Relatori: Maria Perla Colombini, Mauro Matteini, Antonio Rava, Will Shank, Maddalena Fossombroni, Gianmaria Ajani, Alessandra Donati, Costanza Miliani, Letizia Montalbano, Vincenzo Palleschi, Marcello Picollo, Stefano Pezzato.


Descrizione sintetica del progetto COPAC - Conservazione Preventiva dell’Arte Contemporanea.

Soggetto Capofila: Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (INSTM-SCIBEC).
Soggetti: Scuola Normale Superiore (SNS) Istituto di fisica Applicata Nello Carrara – Firenze (IFAC).

Il presente progetto è volto all’acquisizione di una visione globale degli aspetti materici della pittura contemporanea per quanto attiene sia la sua costituzione (tecniche e materiali impiegati), sia i fenomeni di degrado che solitamente la interessano. Lo scopo è di sviluppare conoscenze e strategie utili alla conservazione dell’arte contemporanea che risultino funzionali alla sua valorizzazione, con particolare attenzione alle realtà presenti in Toscana.
Il progetto coinvolge enti di ricerca e luoghi di cultura presenti sul territorio toscano (Università Statali, Scuola Normale Superiore, Istituti CNR, Museo Civico di Pistoia con il Palazzo Fabroni Arti Visive Contemporanee, Museo Pecci, il Comune di Pisa con il Centro per la cultura della contemporaneità, Lucca Center of Contemporary Art e Gallerie d’Arte Contemporanea) al fine di utilizzare in sinergia le varie competenze scientifico-tecnologiche per approfondire le conoscenze sui materiali impiegati, sui fenomeni di degrado, sulle modalità di esposizione delle opere e per fornire metodologie di intervento sostenibili e idonei criteri di fruizione.
Gli artisti moderni e contemporanei, che si riferiscono soprattutto al periodo che va dal 1970 fino ai nostri giorni, nell’intento di ricercare un più ampio spettro di materiali per la realizzazione creativa più libera, e talvolta tecnicamente più facile, di opere pittoriche e modellati tridimensionali, hanno ampiamente attinto ai materiali che la chimica moderna ha messo a disposizione nei recenti decenni nei settori applicativi più vari.
E’ entrata così progressivamente nell’uso comune una gamma di prodotti nuovi rispetto alla tradizione artistica, costituiti da pigmenti in larga parte di sintesi, da nuovi leganti di natura polimerica, da materiali plastici per la modellazione di opere varie, ecc. Tutto ciò ha contribuito ad allargare in maniera sostanziale la libertà espressiva e, al contempo di rendere più agevoli le tecniche di esecuzione. Se da una parte questo ha portato evidenti vantaggi, dall’altro ha introdotto serie problematiche sul versante della conservazione.
Tale produzione artistica, infatti, mette in discussione il concetto stesso di durata dell’opera d’arte. Scarsa durabilità dei materiali, scarsa compatibilità tra gli stessi, scarsa attenzione agli aspetti fisici delle tecniche esecutive, contribuiscono, in ultima analisi, alla realizzazione di manufatti altamente instabili, ossia intrinsecamente deperibili. In tutto il mondo, in musei e siti di arte contemporanea va ponendosi come prioritaria l’individuazione di nuovi approcci conservativi per affrontare queste inedite problematiche che la conservazione delle opere antiche non ponevano o ponevano in maniera diversa.
Per quanto detto sopra, la varietà di materiali impiegati dagli artisti contemporanei si è enormemente ampliata nell’arco di solo pochi decenni. Molti di essi sono ancora insufficientemente noti, se non per l’identità composizionale, quanto meno per il comportamento: meccanismi e tempi di invecchiamento di un dipinto a olio o di una tempera murale a uovo sono sufficientemente noti, ma poca è la conoscenza sul comportamento nel tempo di un legante alchidico o acrilico. Inoltre, stesse classi di materiali polimerici, impiegati come leganti o per modellare, possono avere comportamento abbastanza diverso a seconda della effettiva provenienza, ad esempio della ditta che li ha prodotti o del periodo di produzione. Talvolta la denominazione rimane ma il prodotto viene modificato senza che le schede tecniche ne riportino sostanziali variazioni.
Non si può programmare un intervento di pulitura, di consolidamento, di protezione oppure stabilire idonee condizioni microclimatiche di conservazione, senza conoscere con sufficiente precisione la risposta dei materiali costitutivi ai trattamenti di restauro, all’ambiente: è di fondamentale importanza sviluppare una adeguata conoscenza dei materiali costitutivi e delle interazioni che essi hanno con l’ambiente di conservazione, che si tratti di un museo o di un sito all’aperto.
Data la vastità di tipologie di oggetti dell’arte contemporanea, ciascuna con le proprie materie e tecniche di esecuzione, l’attenzione di questo progetto si concentra su una delle tipologie più significative e ricorrenti, quella delle opere pittoriche per le quali, tra pigmenti, leganti, vernici, e supporti si ha già una varietà estremamente vasta di materiali e comportamenti. Le tre classi di leganti sintetici maggiormente utilizzati, da soli o in combinazione con leganti tradizionali, per la realizzazione di opere pittoriche sono le resine acriliche, alchiliche e poliviniliche, tuttavia altre meno comuni ma di impiego comunque abbastanza frequente sono l’acetato di cellulosa, le gomme clorurate, il poliuretano, le resine epossidiche e siliconiche.
Nell’ambito dei pigmenti, sebbene si faccia ancora uso di quelli tradizionali, vengono impiegati molti pigmenti moderni di sintesi di natura organica, spesso mescolati tra loro e con quelli tradizionali, oppure sostanze coloranti combinate con cariche inorganiche inerti per migliorarne il potere coprente, la brillantezza, attenuarne l’intensità di colore, etc.
Obiettivi basilari di questo progetto sono la definizione di idonei protocolli di conservazione preventiva e la realizzazione di un sistema informatico interattivo che contenga tutte le informazioni associabili all’opera, con particolare attenzione a quelle di tipo composizionale materico, tecnologico, al fine di poter gestire in maniera agevole e consapevole le decisioni opportune per interventi tempestivi e scelte appropriate di conservazione preventiva.

Il programma del progetto si articola in più fasi che possono essere elencate nel modo seguente:
a) creazione di un sistema informatico interattivo, quale strumento di consultazione e di gestione delle scelte conservative, capace di interfacciarsi in maniera multidisciplinare semplice ed efficace, con l’utente storico/artistico/scientifico;
b) catalogazione dei principali materiali impiegati nelle opere pittoriche di arte contemporanea in qualità di leganti, pigmenti e cariche inerti, vernici e protettivi, reperimento delle relative schede tecniche commerciali, laddove disponibili e anche interviste agli artisti viventi, che risulteranno di grande importanza, visto che essi scelgono i materiali non in base alla loro stabilità ma per la potenzialità che essi hanno di esprimere le loro idee creative;
c) catalogazione delle principali tecniche esecutive nell’arte contemporanea;
d) selezione di opere pittoriche significative di arte contemporanea, appartenenti a musei o gallerie toscane, preferenzialmente di artisti viventi (almeno due pitture di tre diverse tipologie), su cui poter sviluppare un modello pilota;
e) documentazione delle opere selezionate in forma di imaging sia nel visibile che in campi spettrali confinanti;
f) caratterizzazione chimico-strutturale dei dipinti selezionati applicando metodiche basate su imaging multi spettrale, tecniche cromatografiche e di spettrometria di massa, colorimetria, FORS, tecniche termogravimetriche, FTIR, LIBS;
g) studio chimico-fisico del comportamento dei materiali individuati all’invecchiamento, della loro interazione con l’ambiente di conservazione, della loro compatibilità con i materiali di restauro, della loro durabilità e della loro reciproca compatibilità;
h) valutazione dello stato di conservazione del manufatto pittorico sulla base dei parametri di durabilità, stabilità ed inalterabilità dei materiali studiati tramite provini pittorici in funzione dell’invecchiamento nell’ambiente di conservazione (deperimento provocato dall’illuminazione, dall’umidità, dalla temperatura, da interventi inappropriati di restauro).;
i) elaborazione di protocolli di intervento sulle opere in funzione dei materiali impiegati e criteri conservativi per una fruizione sostenibile.
Il ruolo cui sono chiamati i Musei ai fini della conservazione dell’arte contemporanea è complesso e delicato. Poiché non è possibile compiere con frequenza restauri per la loro natura molto elaborati, essi devono organizzarsi per prevenire per quanto possibile il degrado ottimizzando le condizioni conservative per assicurare una ragionevole durata alle opere che, diversamente, avrebbero vita troppo breve.
Da qui nasce la necessità per tutti coloro che hanno la responsabilità della conservazione, di avere a disposizione uno strumento interattivo che permetta di documentare non solo i dati anagrafici ma soprattutto quelli materici di ogni opera acquisendoli attraverso opportune campagne di indagine, e, ove possibile, anche raccogliendo le testimonianze dirette degli artisti. Le strategie di conservazione, quindi, derivano da valutazioni preliminari e passano attraverso un esame storico-artistico, uno studio dei materiali e del loro comportamento all’invecchiamento e una previsione di fruizione in ambiente idoneo per una più affidabile trasmissione al futuro. La conservazione preventiva è infatti l’approccio meno invasivo per limitare l’insorgere del degrado e prolungare la vita di questa tipologia di opere, spesso costituite da materiali chimicamente e fisicamente instabili. Tutto ciò ha un interesse preciso, funzionale sia all’esposizione delle opere che alla conservazione nei depositi e alla loro protezione durante il trasporto.
Conoscenza approfondita delle proprietà e del comportamento dei materiali costitutivi e definizione di protocolli di conservazione preventiva specifici per la pittura contemporanea, sono il prodotto finale che i ricercatori coinvolti in questo progetto intendono sviluppare e mettere a disposizione di coloro che hanno la responsabilità della tutela.

Il futuro del progetto
La conservazione dell’arte contemporanea rappresenta la sfida odierna che scienziati e conservatori si trovano ad affrontare. Il presente progetto, proposto da enti che da anni operano nel settore della salvaguardia dei beni culturali e che coinvolge enti che tutelano tali beni, ha l’ambizione di creare una sinergia tra ricercatori tecnico-scientifici, curatori, restauratori e fruitori tramite la creazione di un portale web di facile consultazione per la conservazione preventiva dell’arte contemporanea. Tale strumento informatico costituirà un mezzo flessibile di consultazione e gestione delle scelte conservative. Questo grande contenitore, oltre a soddisfare l’esigenza della consultazione e della programmazione, consentirà ricerche incrociate a più livelli sugli artisti, sulle opere e sui materiali, e permetterà una continua immissione di nuovi dati da parte dei restauratori, dei funzionari dei musei e degli scienziati. Esso consentirà non solo di visualizzare i dati multimediali ottenuti nel corso del progetto, ma diverrà anche uno strumento per la diffusione in sicurezza di informazioni per un pubblico più ampio

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