sabato 13 novembre 2010 ore 15:45
Metodologie e tecniche adottate nel restauro delle sculture all’aperto
Opificio delle Pietre Dure, Istituto per l'Arte e il Restauro Palazzo Spinelli
Area Formazione - Sabato 13 novembre - dalle ore 15,45 alle ore 16,30
La presentazione verte su alcuni sopralluoghi per la riqualificazione urbana con proposte d’intervento e su recenti cantieri di restauro di opere d’arte esposte all’aperto. Sulle cause del degrado dei marmi e dei materiali lapidei, come i fenomeni climatici (pioggia battente, sole, vento, ecc) che agiscono diversamente nelle sculture in funzione dell’orientamento e dal sito dove esse sono collocate, alla difficoltà di rimuovere “le cosiddette scritte” da atti vandalici, i danni chimici-fisici–biologici e alcune delle metodologie e tecniche esecutive adottate durante il restauro di esse. È noto che una superficie lapidea alterata da fattori fisici e chimici sia più esposta al degrado di tipo biologico, che nei casi presi in esame è uno dei principali fattori di degrado. Dopo la rimozione della patina biologica, si verifica un aumento di porosità superficiale soprattutto nelle zone più lavorate, dove la superficie comincia a disgregarsi e l’attacco biologico trova una buona superficie d’ancoraggio. Le opere prese in esame in alcuni sopralluoghi e le opere restaurate in cantiere presentano una situazione interessante dal punto di vista del degrado sia biologico per la vastità e la varietà di specie biodeteriogeni, sia per entità di problematiche ad esse correlate. L’intervento di restauro mirato ad una conservazione in un ambiente esterno e nella fattispecie molto umido è una sfida per il restauratore-conservatore. Alla base di un restauro conservativo sta, infatti, l’intervento mirato a evitare e/o fermare il degrado dei materiali. Il progetto degli interventi ed il restauro ha tenuto conto dei fattori di degrado e di conservazione ed è stato disegnato in modo organico, in grado da garantire la massima coerenza tra le diverse fasi d’intervento. Nella pulitura delle croste nere l’uso del laser in molti casi è stato risolutivo, mentre il metodo dell’ammonio ossalato sperimentato in Opificio delle Pietre Dure di Firenze è mirato a fermare il degrado dei materiali, aggregandone i granuli di marmo. Il trattamento con l’ossalato artificiale necessita una superficie priva di fissativi, consolidanti polimerici e di gesso, per evitare eventuali imbiancamenti. Esso ha un effetto consolidante superficiale (aggregante), che dopo il trattamento ogni granulo della struttura è come avvolto da un guscio protettivo che ne difende l’integrità quando esposto ad attacco acido o basico. I granuli decoesi vengono ricompattati da ‘ponti’ d’ossalato con effetto ‘saldante’, ed inoltre non ne modifica le proprietà idrofile del substrato. L’applicazione di film protettivi, alla presenza di materiali porosi e di piogge acide, permette la cristallizzazione d’eventuali sali presenti all’interno e alla formazione delle subflorescenze, specialmente in un ambiente esterno e molto umido. Il film adesivo che essi formano fissa il particellato atmosferico, creando un’alterazione cromatica del manufatto, e invecchiando può rompersi in determinati punti, che risulteranno più degradati rispetto al resto della superficie.
Relatore: Isidoro Castello.
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